Protesi dell'anca - I vantaggi della chirurgia mininvasiva

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"La chirurgia protesica dell’anca si svolge come pratica usuale ormai da decenni, ma allo stato attuale i medici che praticano gli interventi utilizzando metodi mininvasivi sono relativamente poco frequenti, soprattutto perchè si parla di una tecnica chirurgica complessa che richiede un alto grado di specializzazione e una solida esperienza sul campo maturata da parte del medico."

Chirurgia protesica mininvasiva.

E’ questo il parere del dottor Gabriele Tavolieri, dirigente responsabile del reparto di Ortopedia della Casa di cura Pierangeli di Pescara, struttura privata convenzionata con il Servizio Sanitario Nazionale.

“In clinica effettuiamo interventi di chirurgia protesica dell’anca con una tecnica mininvasiva che prevede solo una piccola incisione, grazie alla quale possiamo operare il paziente nel pieno rispetto dei tessuti”, spiega Tavolieri che, oltre alla laurea in Medicina con specializzazione in Ortopedia e Traumatologia, vanta un master di secondo livello in chirurgia della spalla e una fellowship a Saint Louis in chirurgia del ginocchio.

“I vantaggi di eseguire protesi d’anca attraverso minime incisioni e vie d’accesso chirurgiche non invasive sono plurimi. Intanto la cicatrice cutanea è più piccola di quella provocata da una normale operazione e - sottolinea - il paziente ha un minimo sacrificio delle strutture muscolari e capsule-legamentose, concetto che è da estendere al al minore sacrificio di tessuto osseo. L’utilizzo di materiale osteoinduttivi di ultima generazione, miniprotesi a stelo corto e in ceramica, permettono una maggiore integrazione con l’osso e una più alta biocompatibilità tra tessuti e protesi. Si tratta di un aspetto importante, perchè la biocompatibilità diventa sinonimo di sicurezza anche per soggetti allergici, che non devono temere interferenze con l’impianto. La tecnica chirurgica mininvasiva - prosegue il dottore - comporta inoltre un minor dolore post operatorio e un più rapido recupero dei pazienti, che il giorno successivo all’operazione possono già deambulare e , al massimo 5 o 7 giorni dopo l’intervento, essere dimessi dalla struttura”.

Potenziali minori complicanze post operatorie sono sicuramente vantaggiose per il paziente giovane ma anche per quello anziano, “specie se si considera - sottolinea Tavolieri - che il programma riabilitativo inizia a ridosso dell’intervento e che questo consente di accelerare il recupero delle attività quotidiane del soggetto. L’importanza che la riabilitazione detiene nel successo dell’intervento - conclude - non và però sottovalutata: una buona riabilitazione è determinante tanto quanto una buona chirurgia”.

Dr. Gabriele Tavolieri
Medico chirurgo, specialista in ortopedia e traumatologia

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